martedì 28 agosto 2012

Salerno e il suo misterioso Castello Arechi


Il Castello di Arechi racchiude tre secoli di civiltà longobarda (dall’VIII all’XI secolo). Realizzato da Arechi II, principe longobardo che trasferì la capitale del ducato da Benevento a Salerno, aveva come fulcro il castello che si eleva a 300 m sul livello del mare sulla cima del monte Bonadies.
Arechi, sopraelevò e modificò le mura antiche su preesistenti fortificazioni e costruì un castello "per natura e per arte imprendibile, non essendo in Italia una rocca più munita di essa". I risultati delle indagini archeologiche nel perimetro della Turris maior hanno rivelato come la fase costruttiva più antica risalga al periodo goto-bizantino.
Ancor prima, sul colle salernitano c’era stata comunque una generica frequentazione, risalente ad epoca romana e testimoniata da diversi rinvenimenti archeologici. Altri frammenti ceramici indicano un uso delle strutture architettoniche nel VII secolo. Ad Arechi II, non fu necessario rafforzare la fortezza, che venne soltanto inserita in un sistema difensivo urbano più articolato.
A nord-Ovest si staglia la torre di guardia detta la "Bastiglia" ad evidenziare la validità del sistema di difesa.
Nella parte più eminente vi sono una serie di torri disposte intorno al corpo centrale e collegate da mura merlate e da ponti levatoio. Nelle epoche successive si aggiunsero ampliamenti per aumentare l'efficienza e la funzionalità dei servizi.
L’andamento di tale fortificazione poteva consentire anche a un ridotto numero di difensori, di assumere una posizione dominante durante la ritirata verso il vertice incasellato, nel caso in cui gli avversari fossero penetrati all’interno del recinto urbano.
Si tratta dell’esemplificazione del meccanismo di difesa medio-bizantino, impiegato di norma per le città poste ai piedi di un’altura. Nel 1077 il “Castello di Arechi”, fu sottratto a Gisulfo II, ultimo principe longobardo di Salerno per diventare una roccaforte normanna, funzionale alla penetrazione dei cavalieri nordici nelle terre meridionali.
Beniamino da Tutela (l’ebreo navarrese Benjamin bar Jonah), nel suo Sefer Massa’ot o Libro dei viaggi, ricorda come nel XII secolo Salerno fosse “circondata da mura nella parte volta verso la terra, mentre l’altra parte è sulle sponde del mare; in cima alla collina c’è un castello ben munito”.
In seguito, il “Castello di Arechi”, diventò un importante elemento nello scacchiere difensivo aragonese, per poi perdere progressivamente importanza col mutare delle tecniche belliche. Esso venne quasi del tutto abbandonato nel XIX secolo.




Padre Pio e la sua preghiera

CORONCINA AL SACRO CUORE DI GESÚ.
 1. O mio Gesù, che hai detto "in verità vi dico, chiedete ed otterrete, cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto!", ecco che io picchio, io cerco, io chiedo la grazia…
Pater, Ave, Gloria. - S. Cuore di Gesù, confido e spero in Te.
2. O mio Gesù, che hai detto "in verità vi dico, qualunque cosa chiederete al Padre mio nel mio nome, Egli ve la concederà!", ecco che al Padre Tuo, nel Tuo nome, io chiedo la grazia...
Pater, Ave, Gloria. - S. Cuore di  Gesù, confido e spero in Te.
3. O mio Gesù, che hai detto "in verità vi dico, passeranno il cielo e la terra, ma le mie parole mai!" ecco che appoggiato all’infallibilità delle Tue sante parole io chiedo la grazia…
Pater, Ave, Gloria. - S. Cuore di  Gesù, confido e spero in Te.
O Sacro Cuore di Gesù, cui è impossibile non avere compassione degli infelici, abbi pietà di noi miseri peccatori, ed accordaci le grazie che ti domandiamo per mezzo dell’ Immacolato Cuore di Maria, tua e nostra tenera Madre, S. Giuseppe, Padre Putativo del S. Cuore di Gesù, prega per noi.
Salve Regina.
N.B.: La presente Coroncina era recitata, ogni giorno, da Padre Pio, per tutti quelli che si raccomandavano alle sue preghiere. I fedeli, perciò, sono invitati a recitarla quotidianamente anch'essi, per unirsi spiritualmente alla preghiera dei venerato Padre.

Santa Patrizia compatrona della città di Napoli


La Chiesa di San Biagio Maggiore o anche chiamata di San Gregorio Armeno con il relativo complesso conventuale, è ubicata nell'omonima strada del centro storico di Napoli, resa caratteristica dalle famose botteghe di pastori e artigianato sacro è anche conosciuta volgarmente con il nome di chiesa di Santa Patrizia infatti dal 1864 le spoglie della Santa furono traslate nella chiesa, a suggello della devozione dei napoletani per la vergine, discendente dell'imperatore Costantino che nel IV secolo naufragò sulle coste della città, prendendo alloggio nell'antico convento basiliano, dove sarebbe morta il 13 agosto del 365.
Nella quinta cappella a destra della navata, vi sono le reliquie della Santa, contenute in un pregevole reliquiario in oro e argento.
Le doti miracolose di Santa Patrizia, già note nel secolo XII, per il trasudamento della manna che sarebbe avvenuto dalle pareti sepolcrali che custodivano il corpo della Santa, ed in seguito per la liquefazione del sangue, hanno trovato a Napoli nei secoli ed ancora oggi, eco minore rispetto a quelle del più celebre patrono della città San Gennaro.
Santa Patrizia è la compatrona di Napoli e si festeggia ogni 25 agosto con una messa solenne aspettando la liquefazione del sangue.
La Santa è sempre stata molto amata dai napoletani dove hanno assistito stupefatti al prodigio della liquefazione del sangue e della manna. La manna fu vista trasudare, come altre tombe di santi, dal sepolcro, in particolare una grande effusione si ebbe il 13 settembre di un anno fra il 1198 e il 1214. Il sangue invece sarebbe uscito miracolosamente da un alveolo di un dente che un cavaliere romano per devozione esagerata aveva strappato al corpo della santa, morta da qualche secolo.
Dente e sangue sono conservati in un reliquiario di notevole pregio. Nei vari secoli lo scioglimento del sangue è avvenuto con modalità e tempi diversi. Attualmente, dopo le preghiere si scioglie lungo le pareti dell’ampolla. Questo miracolo è meno conosciuto dell’altra liquefazione che pure avviene a Napoli, cioè quella di s. Gennaro patrono principale della città.
Secondo il folklore popolare santa Patrizia è anche la santa dei single venerata da tutte le ragazze in cerca di marito, che si recano nella chiesa di San gregorio Armeno durante tutto l’anno a pregarla.
Preghiera a Santa Patrizia:

O prodigiosa vergine Santa Patrizia, mia avvocata e protettrice, che negli ultimi momenti della vostra vita otteneste da Gesù consiglio e divina protezione a tutti coloro che a voi si rivolgessero per aiuto, ottenetemi da Dio la salute dell’ anima e del corpo, la vittoria sul demonio e sulle passioni; allontanate le avversità che mi circondano, consolatemi nelle presenti tribolazioni. Ottenetemi il perdono dei peccati e l’ingresso nel regno del Cielo. Siate porto di salvezza ai naviganti e tutela alla nostra città. Diffondete speciale patrocinio sopra di me e su tutti i vostri devoti, affinché il nome Santo di Dio sia benedetto, glorificato, esaltato e lodato da tutti nei secoli dei secoli. Amen.

3 Gloria al Padre
Santa Patrizia pregate per noi.



San Gregorio Armeno la Chiesa di San Biagio Maggiore


La chiesa di San Gregorio Armeno o San Biagio Maggiore, con il relativo complesso conventuale, è ubicata nell'omonima strada del centro storico di Napoli (si veda la foto a lato), resa caratteristica dalle famose botteghe di pastori e artigianato sacro. La chiesa sarebbe stata edificata sulle rovine del tempio di Cerere attorno al 930, nel luogo che secondo la leggenda avrebbe ospitato il monastero fondato da Sant'Elena Imperatrice, madre dell'imperatore Costantino.
Altra leggenda vuole la presenza nel luogo di un monastero di monache basiliane, seguaci di santa Patrizia che vi si sarebbero stabilite dopo la morte della santa, conservando le reliquie di san Gregorio Armeno (che fu patriarca di Armenia dal 257 al 331). Nel 1009, in epoca normanna, il monastero fu unificato a a quello dedicato a San Pantaleone, assumendo la regola benedettina.
Dopo il Concilio di Trento, a partire dal 1572, il complesso subì un profondo rifacimento ad opera di Giovanni Vincenzo Della Monica e Giovan Battista Cavagna, con la chiesa collocata al centro del convento.
La facciata, presenta quattro lesene toscane che le conferiscono armonia di forma e struttura, con tre finestroni in arcate in un primo tempo sormontate da un timpano e successivamente da un terzo ordine architettonico.
L'atrio, severo e scuro, regge il piano del coro con quattro pilastri e le relative piccole volte ad essi collegati.
Il portale principale presenta dei bellissimi battenti disegnati con originali linee di ispirazione classica ed eseguiti nel 1792. In ciascuno degli scomparti dei tre battenti figurano rispettivamente, intagliati a rilievo, San Lorenzo, Santo Stefano e gli Evangelisti.
Superando l'atrio, si notano ai lati della porta le iscrizioni che ricordano l'anno di consacrazione della chiesa nel 1579 e la dedicazione al santo armeno. In una terza lapide è menzionata la visita di Pio IX del 1849.
Uscendo dalla chiesa, dal lato dell'omonima via resa caratteristica per le botteghe di pastori e sormontata dal cavalcavia di connessione tra i due conventi poi trasformato in campanile, si accede al chiostro ed al convento, che presenta un chiostro, tra i più belli e suggestivi della città, nel quale si affacciano gli alloggi a terrazza delle monache (le Suore di Santa Patrizia, che ivi attendono alla confezione delle ostie ed alla preparazione del vino bianco per la messa).
Al centro, una grande fontana marmorea barocca, affiancata da due statue settecentesche che raffigurano Cristo e la Samaritana (opera di Matteo Bottiglieri).




Miss Italia 2012 le foto delle concorrenti al titolo di più bella d'Italia divise per Regione

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venerdì 24 agosto 2012

Acerno fra grotte e fortezze

Acerno è un comune italiano di 2.877 abitanti della Provincia di Salerno in Campania ed è posizionato al centro dei monti Picentini, nell'alta valle del fiume Tusciano e dista circa 41 km da Salerno. Borgo fortificato, fu baronia di Ruggero di Lauria e più tardi marchesato della famiglia Mascara, che ne conservò il possesso fino al secolo XVIII.  Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Montecorvino, appartenente al Distretto di Salerno del Regno delle Due Sicilie.  Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia, ha fatto parte del mandamento di Montecorvino, appartenente al Circondario di Salerno.  Il comune ha subito gravi danni nel terremoto del 1980.

Monumenti da visitare sono: Castello longobardo, Antiche Cartiere, Antiche Ferriere e la Concattedrale di San Donato, ubicata poco fuori il paese vicino al cimitero, è caratterizzata da stile barocco, campanile a più piani e cuspide a bulbo; Ex Convento e Chiesa di Sant'Antonio; Santuario della Madonna delle Grazie; Chiesa parrocchiale Santa Maria degli Angeli; Chiesa dell'arciconfraternita dei Morti; Chiesa di San Matteo; Chiesa della Madonna del Carmelo (XVI secolo)e il Monumento ai Caduti.
Acerno ha molte Aree naturali costituite da numerose grotte… Grotta degli Angeli - Grotta Strazzatrippa - Grotta Acquapreta - Grotta Francesco Raso - Grotta del Bosco di San Lorenzo -  Grava di Marino Freda .
Famosa è anche la miniera di lignite.

giovedì 23 agosto 2012

Provincia di Caserta fra mare e montagne



La provincia di Caserta (pruvincia 'e Caserta in dialetto campano) è una provincia italiana della Campania con 920 109 abitanti, e il suo capoluogo è Caserta.
Confina a nord-ovest con il Lazio, a nord con il Molise, a est con la provincia di Benevento, a sud con la provincia di Napoli, a sud-ovest con il mar Tirreno.


Tipico esempio di provincia "artificiale", costituita cioè da territori geograficamente, storicamente e culturalmente disomogenei. Il  territorio della Provincia di Caserta è formato a nord del massiccio montuoso degli Appennini formato dal Matese(è composto da montagne di relativa altezza, comunque le più alte della Campania, Il massiccio è carsico, ricco di acque, anche termali e minerali (come la Lete), di grotte e di laghi di montagna)  al centro da monti di modesta altura(La zona centro-settentrionale è separata dalle montagne dell'Appennino dal fiume Volturno. Il fiume scorre nella zona centrale, fino ad aprirsi nella Pianura Campana)  e da colline e al sud e ad ovest da pianure di diversa tipologia.
La pianura campana viene considerata come tutta la zona che va dal Garigliano fino a Nocera.
La provincia ha, ad ovest, uno sbocco sul mare composto da una costa bassa e sabbiosa che si estende per circa 45 km. Tre fiumi sfociano sulle sue coste: il Volturno, il Savone ed il Garigliano. Il nome deriva dalla via Domitiana, voluta dall'imperatore romano omonimo. Inizia dal fiume Garigliano arrivando fino a Pozzuoli. Un tempo era un'area selvaggia e incontaminata caratterizzata da folte e ampie pinete e da ampie spiagge ricche di macchia mediterranea, area preferita sulla rotta degli uccelli migratori, perché ricca di laghetti e aree umide e in questo territorio, in particolar modo i comuni di Castelvolturno e Mondragone, vissero un improvviso incremento demografico ed una urbanizzazione selvaggia


Oggi il litorale domizio, nonostante le mille contraddizioni potrebbe avere una nuova crescita, questa volta ordinata e più consapevole, essendoci tutti i presupposti perché questo avvenga.
Nella consueta indagine annuale sulla "Qualità della vita", relativa all'anno 2010, pubblicata dal quotidiano Il Sole24Ore (che prende in considerazione una serie di dati statistici che vanno dal reddito all'occupazione, dalla natalità alla sanità, dai reati alle opportunità per il tempo libero) la provincia di Caserta si è classificata al 105º posto su 107 province (perdendo due posizioni rispetto all'anno precedente), penultima tra tutte quelle campane.



Caserta fra antiche e moderne mura


Caserta è un comune italiano di 78.872 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Campania.
La città è nota soprattutto per la sua imponente Reggia Borbonica, detta la Versailles d'Italia che, insieme al Belvedere Reale di San Leucio e all'Acquedotto Carolino, è inserita dal 1997 nel patrimonio dell'umanità dell'Unesco.
Caserta è legata urbanisticamente, senza soluzione di continuità ed è un  importante centro industriale.
Il comune di Caserta comprende, oltre al capoluogo, anche ben 23 frazioni, per una superficie totale di 56 km². Tra queste vanno ricordate San Leucio, comune a parte aggregato a Caserta sotto il Fascismo, famosa per il real belvedere e i setifici, e Casertavecchia, con il suo borgo medievale, il castello e il Duomo, del 1100, in stile arabo-romanico.

Caserta è situata in una posizione strategica rispetto ai grandi assi stradari. In particolare, è servita da due uscite dell'A1, è altresì situata al centro della via Sannitica, la strada voluta dai Borbone.
Nella provincia di Caserta si trova la zona pianeggiante più estesa della regione  Campania e di ciò risente anche il clima. La parte che va dalla costa sino ai primi monti che circondano il capoluogo, risente dei benefici influssi del mare, che si fanno sentire soprattutto in inverno con temperature miti e maggiore umidità. Assai diverso rispetto alla costa ed alla pianura casertana è il microclima dell'area matesina. La zona interna della provincia è infatti caratterizzata da numerosi rilievi sia collinari che montuosi e spesso sono investiti dalle correnti fredde da Nord-Est apportatrici di forti diminuzioni della temperatura con nevicate in inverno. La zona del Matese è una delle più piovose e nevose della regione.
Caserta non ha origini recenti: intorno al 423 a.C. venne conquistata dai Sanniti e nel 211 a.C., dal momento che si schierò con Annibale in opposizione ai Romani, venne condannata all'esproprio a alla centuriazione e quindi alla frammentazione del proprio territorio in grandi appezzamenti. Agli inizi del VIII secolo fu distrutta dalle invasioni dei Longobardi di Capua, fino ad essere completamente distrutta nel 863 d.C. per iniziativa di Pandone il Rapace.
Notizie certe intorno a essa si hanno solo nel Medioevo quando compare per la prima volta con il nome di Casairta; venne incorporato nel Ducato di Benevento e nel 879 venne incamerata dai conti di Capua. Ruggero II la eresse a Contea nella prima metà del XII secolo e si costituì lo Stato casertano; la città visse un periodo di splendore grazie a Roberto di Lauro, capostipite della nuova signoria. Furono infatti costruiti il Palazzo Vescovile, la Casa Canonica, mentre proseguiva la realizzazione della Cattedrale.  Successivamente, però, la signoria passò nelle mani della famiglia d'Aquino e a quella Angioini, poi appartenne ai Sanseverino, ai Ribulsi, ai Della Ratta. Caterina Della Ratta, figlia del conte Francesco, sposò dapprima Cesare d'Aragona, figlio naturale di Ferrante (uomo di fiducia del re), in seguito convolò a seconde nozze con Andrea Matteo d'Acquaviva, conte di Conversano, con il quale ebbe inizio la dinastia degli Acquaviva, che durò dal 1544 fino al 1634.
Egli concordò anche il matrimonio tra la pronipote della contessa di Caserta Anna Gambacorta e il nipote Giulio Antonio, con il quale Caserta visse il periodo di maggiore sviluppo, purtroppo segnato anche dall'epidemia di peste del 1656..
Il principato fu venduto a Carlo di Borbone intorno al 1750, quando la città si abbellì grazie alla maestosità del Palazzo Reale; la sede vescovile si trasferì da Caserta Vecchia nella Caserta attuale con ordinanza del Papa Gregorio XVI del luglio 1841 e diede vita ad una nuova cattedrale. Grazie a Ferdinando II Caserta divenne vero e proprio fulcro degli affari di Stato.
Nel 1819 la città fu nominata capoluogo di provincia di Terra di Lavoro, soppressa poi nel 1927; ritorna capoluogo di provincia qualche anno più tardi, nel 1945.
Garibaldi pose qui il proprio quartiere generale; dal 1926 fino al 1943 fu sede dell'Accademia dell'Aeronautica Militare Italiana. Dall'ottobre 1943 vi si stabilì il comando supremo di Napoli e il 29 aprile 1945 il generale Von Vietinghof vi firmò la resa dell'esercito tedesco presente in Italia.
La provincia di Caserta , conosciuta con il nome di Terra di Lavoro fino al 1927, anno in cui questa venne soppressa, comprende l'intero settore nord-occidentale della Campania.
Il nome originario della suddetta regione è Liburia, termine che deriva da un'antica popolazione denominata Leporini oppure Liburn, anche se molto ritengono che esso sia stato dedotto dal gentilizio Libor, poi tramutato in Labor a causa di una trascrizione errata o per distorsione fonetica.  Terra di Lavoro ebbe la sua massima estensione intorno al XIII secolo, epoca in cui includeva il territorio compreso tra il Tirreno, gli Appennini e la fascia meridionale della valle Roveto. E' stata anche una provincia del Regno di Sicilia, del Regno di Napoli e dell'Italia pre-repubblicana.  I centri più importanti erano Caserta, Capua, Gaeta, Sora, Nola, Teano, Isola di Liri, Arpino (luogo di nascita di Cicerone) e Aquino, oltre ai comuni delle isole Ponza e Ventotene.




lunedì 13 agosto 2012

Ferragosto 2012 a Napoli: eventi, concerti e feste.

Trascorri il tuo week-end di Ferragosto nella splendida Napoli la "città del sole" In questo link trovi utili informazioni su apertura Musei, Parco Giochi MagicLand e tanto altro ancora...
http://www.napolitoday.it/eventi/ferragosto-2012-eventi-napoli-15-agosto.html





domenica 13 maggio 2012

Campania Sapori: Premiscelanti, collanti e idropitture Edilchem

Campania Sapori: Premiscelanti, collanti e idropitture Edilchem: EDILCHEM azienda specializzata nel settore edile: premiscelanti, collanti e idropitture! Azienda operante su tutto il territorio Nazional...

Premiscelanti, collanti e idropitture Edilchem

EDILCHEM azienda specializzata nel settore edile: premiscelanti, collanti e idropitture!
Azienda operante su tutto il territorio Nazionale rivolta a imprese edili e privati!
Per info:
Tel. 0823 951644
On web: http://www.edilchem.it

lunedì 23 aprile 2012

Salerno e la sua Provincia


La provincia di Salerno (pruvincia 'e Salierno in campano)  comprende 158 comuni. Affacciata a sud-ovest sul mar Tirreno, confina a nord-ovest con la provincia di Napoli, a nord con la provincia di Avellino, ad est con la Basilicata (provincia di Potenza).
Per la vastità geografica, complessità e diversificazione del territorio, è sicuramente una delle province più varie d'Italia.
La parte a nord del capoluogo, meno estesa, si divide nella fascia della Costiera Amalfitana (la costa meridionale della penisola sorrentina, patrimonio UNESCO), verso est  si sviluppa nel punto in cui la valle dell'Irno sfocia verso il mare, sud-est troviamo la grande piana del Sele o di Paestum, a sud, oltre il Sele, le vaste aree del Cilento e del vallo di Diano, territori prevalentemente montuosi e verdeggianti di difficile accessibilità, a lungo rimasti isolati dai principali flussi di traffico, ma di grande fascino paesaggistico tanto da essere dichiarato parco nazionale e patrimonio UNESCO.
Il territorio, in prevalenza collinare, è ricco di corsi d'acqua, il principale dei quali è il fiume Sele, tra le alture di rilievo, vanno ricordate il Cervati (1898 m) e il massiccio degli Alburni col monte Panormo (1742 m), appartenenti al Subappennino lucano; il Polveracchio (1790 m) e l'Accellica (1660 m), appartenenti all'Appennino campano. Le valli di maggiore dimensione sono il vallo di Diano, la valle del Sele e la val Calore. La costa della provincia di Salerno si estende per circa 220 km, da Positano a Sapri; la morfologia della costa è estremamente varia: la parte nord è rappresentata dalla celeberrima costiera amalfitana, aspra e frastagliata, dalla quale si godono panorami unici al mondo; la parte centrale è piatta ed è caratterizzata da un'ampia ed ininterrotta spiaggia, orlata da una rigogliosa pineta, che si estende per più di 50 km da Salerno ad Agropoli, passando per Paestum; la parte sud, detta "Costiera Cilentana", si estende per circa 100 km da Agropoli a Sapri ed è caratterizzata dal continuo alternarsi di tratti aspri e rocciosi a spiagge ampie e sabbiose.
Il clima è uno dei più miti d'Italia ed è caratterizzato da inverni tiepidi e da estati calde ma non afose.
La Provincia di Salerno, quale segno distintivo, ha un proprio stemma e un proprio gonfalone. Lo stemma è costituito dalla Croce di Amalfi, nota anche come Croce di Malta; ottagona, di colore bianco su sfondo blu. Essa, con le sue punte, simboleggia le beatitudini teologali secondo San Matteo (anche Patrono della città di Salerno, capoluogo di Provincia). Lealtà, Pietà, Franchezza, Coraggio, Gloria ed onore, Disprezzo della morte, Solidarietà verso i poveri ed i malati, Rispetto per la Chiesa, l’Eternità. Con la Croce di Amalfi si intende esaltare il processo di integrazione e lo spirito di accoglienza, assistenza ed ospitalità, tipici del popolo della Provincia di Salerno, che ha saputo fissare leggi e consuetudini di grande valore per la comprensione tra uomini e popoli diversi, per il superamento delle divisioni nazionali, razziali ed ideologiche, per la tutela delle minoranze etniche e linguistiche. Il gonfalone riproduce in campo azzurro lo stemma sormontato dalla scritta semicircolare “Provincia di Salerno” e si completa con il nastro tricolore (verde, bianco e rosso) annodato al di sotto del puntale.
La città di Salerno è il capoluogo di Provincia della Campania, avendo una provincia che comprende 158 comuni e che affacciata sul Mar Tirreno, confina a nord-ovest con la provincia di Napoli, a nord con la provincia di Avellino,ad est con la Basilicata (provincia di Potenza). La parte a nord del capoluogo comprende la fascia costiera (la Costiera Amalfitana).Proseguendo verso est si trova il capoluogo,che affaccia appunto sulla piana di Paestum,da cui dista 40 chilometri. Infine, a sud, oltre il fiume Sele che attraversa l'agro,la vasta area del Cilento,che forma la Lucania storica,territorio montuoso e verdeggiante,ma di grande fascino paesaggistico perchè offre il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.A est del capoluogo c'è l'Appennino campano e il confine con la provincia di Avellino, cui è collegata attraverso la valle dell'Irno (il fiume da cui prese probabilmente nome il capoluogo).Sempre al confine con gli appennini,verso sud,si apre il Vallo di Diano dove è possibile ammirare la Certosa di Padula e le Grotte di Pertosa.
I primi insediamenti preistorici, della provincia di Salerno conobbero un primo, formidabile sviluppo culturale ad opera di invasori orientali, Focei e Greci. I primi fondarono una città alla foce dell'Alento, oggi in territorio di Ascea, poi conosciuta come Elea e successivamente Velia, che con la successiva colonizzazione greca ospitò una delle maggiori scuole filosofiche presocratiche, la scuola Eleatica resa celebre dalle speculazioni di Parmenide e Zenone, il cui paradosso dovette aspettare il calcolo infinitesimale di Leibniz-Newton per essere confutato, più di due millenni più tardi. I secondi fondarono invece, alla foce del Sele in territorio di Capaccio, Poseidonia, oggi nota col nome romano di Paestum. Le vestigia dei suoi formidabili templi rivaleggiano in bellezza e condizioni di conservazione con quelle della Valle dei Templi di Agrigento e la Selinunte della Sicilia Occidentale, e sono tra le più importanti testimonianze architettoniche giunte fino a noi dalla Magna Grecia.
 I templi, all'epoca ancor più affascinanti perché circondati da paludi malariche, furono poi meta prediletta dei viaggiatori dell’ ottocentesco, così importante nella cultura europea, finendo per essere raffigurati (e narrati) dai maggiori artisti e letterati del tempo.
 In epoca medievale, Salerno fu centro benedettino di assoluto rilievo, e prima ancora ebbe un ruolo fondamentale e propulsivo in quel processo di renovatio imperi che portò la cultura longobarda a riproporre in Italia istituzioni e conoscenze dell'epoca romana fino a culminare nella fondazione del Sacro Romano Impero da parte di Carlo Magno, che del principe longobardo salernitano Arechi II fu cognato (avendo entrambi sposato figlie del re lombardo Desiderio). 

Salerno il lungomare più caratteristico d'Italia


Salerno  è un comune di 140.580 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia. È la seconda città della Campania per popolazione. Varie sono le ipotesi per quanto riguarda l'origine del suo nome. Salerno significasse luogo di sole, dal vocabolo greco "salos" che significa mare e da"erno" che vuol dire pianta, quasi pianta uscente dal mare. Il primo insediamento documentato sul territorio di Salerno risale al VI secolo a.C., si tratta di un centro osco-estrusco che sorgeva sul fiume Irno poco lontano dalla costa in un punto strategico per le vie di comunicazione dell'epoca. Nel V secolo a.C., con la ritirata degli etruschi dall'italia meridionale, lo stesso insediamento venne occupato dai sanniti. Nel 197 a.C. viene fondata sulla costa la colonia romana di Salernum. La città si espanse e durante l'impero di Diocleziano divenne il centro amministrativo della provincia della Lucania e del Bruzio. Nel 646 Salerno cadde in mano longobarda e divenne parte del ducato di Benevento.
 Nel 774 il principe Arechi II vi trasferì la corte e nel 839 il principato di Salerno divenne autonomo da Benevento acquisendo i territori del Principato di Capua, la Calabria e la Puglia fino a Taranto. La realtà della città era caratterizzata da un ambiente multiculturale; fra impero e papato, In questo contesto sorse intorno al IX secolo la Scuola Medica Salernitana che la tradizione vuole fondata da quattro maestri: un arabo, un ebreo, un latino ed un greco.
 La scuola fu la prima istituzione per l'insegnamento della medicina nel mondo occidentale e godè di enorme prestigio per tutto il medioevo. La città era una meta obbligata per chi volesse apprendere l'arte medica o farsi curare dai suoi celebri dottori. Questa fama valse a Salerno il titolo di Hippocratica civitas, titolo di cui ancora la città si fregia nel suo stemma in questo periodo la città visse il più florido della sua storia. Saliérno nel vernacolo locale e nei dialetti campani).  La città sorge sull'omonimo golfo del mar Tirreno, tra la costiera Amalfitana (a ovest) e la piana del Sele ed il Cilento (a sud), nel punto in cui la valle dell'Irno si apre verso il mare. 
Dal punto di vista orografico il territorio comunale è molto variegato, infatti si va dal livello del mare fino ad arrivare ai 953 metri del monte Stella.  L'abitato si sviluppa lungo la costa e si estende verso l'interno fino alle colline retrostanti.
La città è attraversata dal fiume Irno, da cui, probabilmente, deriva il suo nome. Altro corso d'acqua che scorre nel territorio comunale è il fiume Picentino, che ad oriente di Salerno separa la città stessa dalla confinante Pontecagnano Faiano.
Il clima è tipicamente mediterraneo, con inverni miti e piovosi ed estati moderatamente calde e con piogge molto scarse e spesso la città sia spesso interessata dai venti.
Lo stemma ed il gonfalone del comune di Salerno sono costituiti da uno scudo sannita troncato. 
Nella parte alta è presente San Matteo in campo azzurro, sormontato da una corona murata; l'evangelista regge con la mano destra una penna d'oca e con la sinistra il vangelo. Nella parte bassa lo stemma è fasciato d'oro e di rosso. La corona murata sulla testa di San Matteo e segno del titolo di Città di cui Salerno si può fregiare per antico diritto.
La maggioranza della popolazione è di religione cristiana, principalmente cattolica, divisa in trentanove parrocchie.
I monumenti più importanti della città… Duomo: cattedrale romanica edificata nel 1084; con i suoi mosaici e le sue tarsie policromatiche è uno dei rari esempi di architettura arabo-normanno. Raccoglie 20 secoli di arte, dai sepolcri di epoca romana alle architetture arabo-normanne, dai mosaici tardo bizantini agli affreschi del cosiddetto Paradiso Salernitano. Di particolare interesse anche la della cripta barocca, in cui sono conservate le spoglie di San Matteo Evangelista. Nella sala San Lazzaro vi è un suggestivo presepe, dipinto su sagome dal pittore Mario Carotenuto altre chiese importanti della città sono…Chiesa di San Giorgio, Chiesa di San Benedetto, Chiesa del Santissimo Crocifisso, Chiesa di San Pietro a Corte, Chiesa di Sant'Andrea della Lama, Chiesa di Santa Maria de Lama.
Molti sono anche i musei della città….Museo Archeologico Provinciale, Museo Diocesano, museo delle Ceramiche del Castello Arechi, Museo Virtuale, museo della Città Creativa, museo Roberto Papi e la Pinoteca  Provinciale.
Diversi sono i parchi urbani e le aree verdi della città, senza contare i numerosissimi giardinetti, aiuole e zone verdi che adornano diversi punti dei vari quartieri.
Il Lungomare Trieste è il più famoso, si sviluppa per 3 km circa con palme e giardini ed una gradevole passeggiata in riva al mare (progettato nel 1948, fu definito dagli Inglesi il più bel lungomare del Mediterraneo negli anni '50). Da ricordare poi Villa Comunale, Giardino della Minerva, parco del Mercatello, del Seminari, del Pinocchio, dell’Irno, Galiziano oltre poi ai Giardini dei  Mariele Ventre, del Forte La Carnale oltre poi a Villa Carrara e Villa Bracciante.

domenica 15 aprile 2012

Pietrelcina terra di Padre Pio

Padre Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione (Pietrelcina, 25 maggio 1887 – San Giovanni Rotondo, 23 settembre 1968), è stato un religioso cattolico italiano appartenente all'Ordine dei Frati Minori Cappuccini ed un sacerdote; la Chiesa cattolica lo venera come santo e ne celebra la memoria liturgica il 23 settembre, anniversario della morte.
Francesco Forgione nacque a Pietrelcina, un piccolo comune alle porte di Benevento, il 25 maggio 1887. Fu battezzato il giorno successivo nella chiesa di Sant'Anna. Gli venne dato il nome Francesco per desiderio della madre, devota a san Francesco d'Assisi . Il 27 settembre 1899 ricevette la comunione e la cresima dall'allora arcivescovo di Benevento,  Il giovane non frequentò le scuole in maniera regolare perché doveva rendersi utile in famiglia lavorando la terra. Solo quando ebbe dodici anni cominciò a studiare le elementari e poi passò alla scuola per gli studi ginnasiali. Il desiderio di diventare sacerdote fu sollecitato dalla conoscenza di un frate del convento di Morcone, fra' Camillo da Sant'Elia a Pianisi, Solo nell'autunno del 1902 arrivò l'assenso per entrare in convento. . Il 18 luglio del 1909 ricevette l'ordine del diaconato, nel noviziato di Morcone. Il 10 agosto fu ordinato sacerdote. 
Nonostante fosse ancora ventitreenne, il vescovo decise per un'eccezione alle disposizioni del diritto canonico che all'epoca prevedevano un'età minima per l'ordinazione di 24 anni. In tale periodo gli agiografi collocano la comparsa sulle sue mani delle stimmate( settembre 1911) La sera del 28 luglio, accompagnato da padre Paolino da Casacalenda, arrivò per la prima volta a San Giovanni Rotondo.
Nell'agosto del 1918 fra Pio affermò di aver avuto delle visioni su di un personaggio che lo avrebbe trafitto con una lancia, lasciandogli una ferita costantemente aperta (transverberazione).
Nello stesso periodo cominciarono a circolare voci secondo le quali la sua persona aveva cominciato a emanare un "inspiegabile" profumo, che non era percepito da tutti allo stesso modo: «Chi diceva di sentire profumo di rose, chi di violette, di gelsomino, di incenso, di giglio, di lavanda ecc.»
La voce della comparsa delle stigmate fece il giro del mondo e San Giovanni Rotondo divenne meta di pellegrinaggio da parte di persone che speravano di ottenere grazie. I pellegrini gli attribuirono il merito di alcune conversioni e guarigioni "inaspettate", grazie alla sua intercessione presso Dio. La popolarità di padre Pio e di San Giovanni Rotondo crebbe ancora grazie al passa-parola e la località dovette cominciare ad attrezzarsi per l'accoglienza di un numero di visitatori sempre maggiore.
La situazione divenne imbarazzante per alcuni ambienti della Chiesa cattolica: il Vaticano infatti non aveva notizie precise su cosa stesse realmente accadendo; Un primo inconcludente rapporto fu stilato dal Padre Generale dei cappuccini, il quale a sua volta aveva inviato Giorgio Festa. Questi ipotizzò una possibile origine soprannaturale del fenomeno, ma proprio il suo entusiasmo ne minò la credibilità.
Infatti, molte furono le visite a cui fu sottoposto ma tutti dichiararono che fosse solo un fenomeno di suggestione, o con un mezzo chimico, per esempio la tintura di iodio a creargli quelle macchie sul corpo e sulle mani. Nella relazione finale trasmessa alla Santa Sede monsignor Rossi si dimostrò scettico riguardo i presunti prodigi che le convinzioni popolari attribuivano al cappuccino , ma nonostante tutta la chiesa lo aveva condannato…la gente comune e personaggi famosi accorrevano sempre di più a San Giovanni Rotondo…in  quel periodo il superiore locale di padre Pio, padre Rosario da Aliminusa (al secolo Francesco Pasquale, 1914-1983), testimoniò che padre Pio non venne mai meno ai suoi doveri d'obbedienza; ne mise inoltre in risalto il rigore teologico. Nel 1964, il nuovo Papa Paolo VI concesse personalmente ma ufficiosamente a Padre Pio da Pietrelcina l'Indulto (reintegro) per continuare a celebrare, anche pubblicamente, la Santa Messa secondo il rito di San Pio V.
Padre Rosario da Aliminusa, inoltre, in relazione alla nomina - da parte della Santa Sede - di padre Clemente da Santa Maria in Punta quale amministratore apostolico destinato a gestire la situazione giuridico-economica dei beni della Casa Sollievo della Sofferenza, fu nominato procuratore generale dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, una delle massime cariche dell'ordine, incaricato, per la funzione, di mantenere i rapporti tra l'Ordine e la Santa Sede, cosa questa che favorì una ricomposizione della frizione che stava insorgendo in relazione alla gestione dei beni e delle donazioni: padre Pio istituì nel suo testamento la Santa Sede quale legataria di tutti i beni della Casa Sollievo della Sofferenza. Alle ore 2:30 del mattino di lunedì 23 settembre 1968 Padre Pio morì all'età di 81 anni. Ai suoi funerali parteciparono più di centomila persone giunte da ogni parte d'Italia.
Il 6 gennaio 2008 il vescovo Domenico D'Ambrosio annunciò durante la messa nel santuario di Santa Maria delle Grazie che nel mese di aprile 2008 il corpo di Padre Pio sarebbe stato riesumato per una ricognizione canonica con l'esposizione alla pubblica venerazione sino al mese di settembre 2009 in vista del quarantesimo anniversario della sua morte. Nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2008 è stata riaperta la bara che contiene il cadavere di san Pio. Secondo le dichiarazioni del locale arcivescovo le unghie e il mento erano ben conservati pur essendo trascorsi quarant'anni dalla sua morte, ma non sono rese state pubbliche fotografie.
Dal 24 aprile 2008 al 23 settembre 2009 a San Giovanni Rotondo è stata esposta la salma di Padre Pio, all'interno di una teca di cristallo costruita appositamente. Essa in realtà è stata poco visibile: il volto, conservato solo nella parte inferiore, è talmente decomposto da essere stato ricoperto da una maschera di silicone che ne riproduce le sembianze. La salma poggia su un piano di plexiglas forato e rivestito di tessuto. Al di sotto ci sono due contenitori in pvc pieni di gel di silice per la regolazione dell’umidità. Nella teca è stato immesso azoto per evitare ulteriori decomposizioni. Il 23 settembre 2009, nell'anniversario della morte, si è conclusa l'esposizione della salma con una solenne cerimonia.
Il 19 aprile 2010 la salma di San Pio è stata traslata nella cripta della nuova Chiesa di Padre Pio, decorata con i mosaici del sacerdote gesuita sloveno Marko Ivan Rupnik e con il soffitto ricoperto di foglia oro, ricavato dalla fusione degli ex-voto che i fedeli negli anni hanno donato a San Pio. Tuttavia, l'inaugurazione di una siffatta cripta è stata contrassegnata da forti polemiche, sia da parte del mondo laico che da parte degli stessi cattolici, in quanto un tale sfarzo è decisamente contrario agli ideali dell'Ordine Francescano (al quale Padre Pio apparteneva) improntati all'umiltà e alla povertà.


                                                      

Gastronomia del Sannio Riso con il latte

Riso con il latte...

Ingredienti:  1 lt di latte, 200 gr. di riso, 200 gr. di zucchero, 50 gr. di burro, cannella in polvere e zucchero a velo.

Procedimento:  in un a pentola versare il latte e portare ad ebollizione. Prima che si formi la schiuma calare il riso e lasciare cuocere lentamente. Quando il riso risulterà cotto unire lo zucchero. Amalgamare leggermente e togliere la pentola dal fuoco. Lasciar riposare. Versare su di un un piatto da portata e cospargere, con un colino, la cannella mista allo zucchero a velo.

Gastronomia Sannita il Pane di Saragolla

La saragolla è un'antica varietà di grano duro, ancora oggi coltivata nelle aree interne del Sannio, in provincia di Benevento, da cui prende il nome un pane di segale prodotto in questa zona, caratterizzato da una mollica giallo paglierino particolarmente morbida e da una crosta molto croccante. La sua produzione è molto antica ed è rimasta invariata negli anni: si ottiene aggiungendo la semola al criscito, il lievito ottenuto dalla pasta acida della lavorazione precedente. La massa viene, poi, tenuta al caldo per tutta la notte a lievitare e poi impastata di nuovo con l'aggiunta di altra semola, acqua, lievito di birra e sale. In seguito awiene la seconda lievitazione che dura circa 3-4 ore. Si procede, al termine della lavorazione, alla formazione di pagnotte rotonde, che vengono segnate con tagli trasversali e poi infornate nel forno a legna. Oltre ad essere consumato quotidianamente, grazie al suo sapore deciso, il pane di saragolla è particolarmente indicato come base su cui provare l'olio nuovo e le numerose tipologie di formaggi e salumi prodotti nella zona.