Il complesso monumentale di Santa Sofia si trova a Benevento, nella piazza precedentemente omonima, affacciata su Corso Garibaldi. Comprende la chiesa, una delle più importanti della Langobardia Minor giunte fino ai giorni nostri, il campanile antistante la piazza, l'ex monastero con un bel chiostro, la fontana al centro dell'area. L'insieme fa parte del sito seriale "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, inscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco nel giugno 2011. Il complesso di Santa Sofia si sviluppò intorno alla chiesa, fondata dal duca longobardo Arechi II intorno al 760.
Dopo la sconfitta di Desiderio ad opera di Carlo Magno (774) divenne tempio nazionale dei Longobardi, che nel Ducato di Benevento avevano trovato rifugio. Proprio nel 774 la chiesa fu dedicata a Santa Sofia, ovvero alla "Sapienza", come l'omonima chiesa di Costantinopoli, con una donazione; Arechi vi annesse anche un monastero femminile benedettino, alle dipendenze di Montecassino, retto dalla sorella Gariperga, e vi conservò, dedicandogli un altare, le reliquie di san Mercurio abbandonate nel 633 presso Quintodecimo dal perdente imperatore Costante.La chiesa subì gravi danni nei terremoti del 5 giugno 1688 e del 1702: la pianta fu trasformata da stellare a circolare, furono costruite due cappelle laterali, fu cambiato l'aspetto dell'abside, della facciata, dei pilastri. Furono inoltre distrutti quasi del tutto gli affreschi che ricoprivano la chiesa, dei quali restano solo alcuni frammenti con Storie di Cristo e della Vergine.
La chiesa di Santa Sofia si può circoscrivere con una circonferenza di 23,5 m di diametro. La pianta è composta al centro sei colonne, sono disposte ai vertici di un esagono e collegate da archi che sorreggono la cupola. L'esagono interno è poi circondato da un anello decagonale con otto pilastri di pietra calcarea bianca e due colonne ai fianchi dell'entrata, ognuno dei quali disposto parallelamente alla corrispondente parete. La disposizione delle colonne e dei pilastri crea insoliti giochi prospettici, inoltre la combinazione del decagono esterno con l'esagono interno dà luogo ad irregolari coperture a volta. Non meno originale è la forma delle pareti. La zona delle tre absidi è circolare, ma nella porzione centrale ed anteriore le mura disegnano parte di una stella, interrotta dal portone, con quattro nicchie ricavate negli spigoli. I rimandi artistici sono molteplici: da un lato, il corpo centrale slanciato richiama la tradizione propria dei longobardi; dall'altro, l'articolazione dei volumi palesa i rapporti dialettici con l'architettura bizantina.
Il monastero annesso alla chiesa oggi esistente è stato costruito tra il 1142 e il 1176 dall'abate Giovanni IV, La sua parte più notevole è il chiostro, È a pianta quadrangolare, composto da quindici quadrifore ed una trifora, che, nell'angolo a sud, ripiegando con la quadrifora dell'altro lato per dare spazio alla chiesa, forma un angolo sporgente di bell'effetto, Al centro del giardino, un capitello incavato funge da pozzo.
Le aperture del chiostro sono adornate da 47 colonne di granito, calcare ed alabastro, ciascuna con la sua caratteristica, che su ciascuno dei lati si inseguono in una prospettiva composita. Poggiate su basi alte 50 cm, Gli archi delle aperture sono a sesto ribassato, di gusto moresco. Essi sostengono la terrazza al piano superiore, con la suggestiva passeggiata su cui si aprono le stanze dell'ex monastero, che hanno subito svariati restauri e ammodernamenti.
Il Campanile fu costruito da un tale Gregorio II, abate di Santa Sofia tra il 1038 ed il 1056, sotto il principato di Pandolfo III, come si legge da un'epigrafe scritta in caratteri longobardi, in una lapide incastrata nella parete meridionale di quello attuale, e proteggeva il sepolcro di Arechi II.
Crollò con il terremoto del 5 giugno 1688, rovinando sull'atrio monumentale costruito nel Millecento. Il nuovo campanile fu ricostruito nel 1703, in una posizione diversa da quella originale, nell'ambito delle mura che allora recingevano il convento e il giardino. Sulle pareti del campanile si possono ammirare gli stemmi delle dominazioni succedutesi in Benevento, posti in tempi recenti, come le tavole marmoree delle facciate sud ed est, rievocanti l'estensione del Sannio antico e del Ducato di Benevento.
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