I Sanniti (o Sabelli) furono un antico popolo italico stanziato nel Sannio, corrispondente agli attuali territori della Campania settentrionale, dell'alta Puglia, di gran parte del Molise (tranne il tratto frentano), del basso Abruzzo e dell'alta Lucania.
I Sanniti definivano Safinim (dalla radice italica Sab-/Saf- presente anche in Sabini e Sabelli, ad esempio) il proprio territorio nazionale, e definendo se stessi col il nome di Safineis. Le differenti denominazioni a noi giunte attraverso la lingua latina si spiegano con la circostanza che in latino arcaico la /f/ intervocalica non era presente, per cui Safinim divenne per assimilazione Samnium, da cui i Romani derivarono il toponimico Samnites per designarne gli abitanti.
I Sanniti costituivano una confederazione di popoli, la Lega sannitica, e parlavano la lingua osca, una lingua indoeuropea del gruppo italico.
I Sanniti si suddividevano in quattro tribù principali: Caudini, Irpini, Pentri e Carricini.
Il territorio occupato dalla loro confederazione si espanse progressivamente, ma giunti a toccare il basso Lazio e la zona di Napoli dovettero confrontarsi con i Romani, con i quali stipularono in primo luogo un patto di amicizia nel 354 a.C., ma 11 anni dopo (343 A.C.) la città etrusca di Capua, sentendosi minacciata dai Sanniti chiese aiuto al Senato di Roma, etrusca per metà. Il Senato accettò la richiesta e i Sanniti vennero a scontrarsi duramente con gli stessi romani, in una lotta (le cosiddette tre guerre sannitiche che tanto rilievo hanno nella storiografia romana) durata ben tre secoli. Sconfissero i romani soltanto nel secondo dei tre conflitti, costringendo l'esercito a sfilare disarmato sotto ad un giogo formato da tre lance incrociate dette "forche caudine". (Battaglia delle Forche Caudine). Alla fine, nel 290 a.C. furono sconfitti e integrati forzatamente nel sistema capitolino anche mediante deportazioni di massa e distruzioni di interi villaggi. Prova di questa integrazione è l'inserimento di sanniti nella classe dirigente romana: uno dei più famosi fu, probabilmente, Ponzio Pilato, Prefetto della Giudea ai tempi di Cristo. Tuttavia ciò avvenne molto lentamente, poiché essi conservarono sempre una fiera ostilità nei confronti del dominio romano e non persero occasione di dimostrare il loro spirito di rivolta nei confronti degli oppressori: appoggiarono le guerre di Pirro, l'avanzata di Annibale, fino ricomparire sulla scena politica con Spartaco nel 71 a.C. e con Catilina nel 63 a.C. Soltanto a distanza di qualche secolo si ottenne una relativa pacificazione poiché i romani, per garantire la stabilità dei territori assoggettati nonché una valvola di sfogo contro ulteriori ribellioni, concessero lentamente la cittadinanza a tutte le popolazioni italiche.
Praticavano lotte rituali di tipo gladiatorio e secondo alcuni fonti che questa usanza fu esportata a Roma proprio dai Sanniti e non dagli Etruschi, come altri ritengono; un particolare tipo di gladiatore era detto appunto Sannita. D'altronde, molti fra i più rinomati gladiatori provenivano proprio dal Sannio e dalla Marsica. I Sanniti furono, insieme ad Annibale, le uniche figure storiche che misero realmente in dubbio il cammino romano verso la costruzione dell'impero.
SANNITI: Economia e vita quotidiana.
Nel Sannio preromano esistevano pochi centri urbani di una certa grandezza. Quella sannitica era una società rurale e le città erano costituite principalmente da capanne di pastori e pochi altri centri. Tale società, priva di un governo centrale organizzato e organizzata in comunità rurali, deve aver avuto caratteristiche servili e feudali. Le classi inferiori dipendevano economicamente dagli aristocratici, ma non sembra che la schiavitù vera e propria fosse molto estesa: il sannita medio non era uno schiavo, ma è certo che la sua era una vita di lavoro e sacrificio, alle dipendenze del signore locale.I Sanniti erano monogami, ed il divorzio consentito. Secondo Orazio il ruolo della moglie sannita era molto importante, si occupava della casa e dell'allevamento ed educazione dei figli.
I Sanniti non avevano praticamente nessuna attività connessa col mare: erano un popolo di contadini e in parte allevatori, e la loro vita era dura e frugale perché nel Sannio mancavano vallate feconde o estese. Anche le foreste dovevano avere una funzione importante nell’economia infatti vantano dell’ottimo legname di qualità.
Importante è anche l’allevamento del bestiame infatti venivano allevati bovini, cavalli e, presumibilmente, asini, muli, pollame, capre e maiali. Ma per i Sanniti gli animali più importanti erano le pecore, per la produzione di latte e derivati, nonché per la lana. Durante l’estate si utilizzavano pascoli situati in altura, durante l’inverno i Sanniti percorrevano con i loro greggi lunghe distanze per raggiungere zone di pascolo in pianura: è la nota pratica della transumanza. La Puglia era la principale destinazione, e i tratturi erano le vie di collegamento utilizzate nella transumanze, ancora oggi in parte rintracciabili.
L’industria locale non doveva essere molto sviluppata. La maggior parte della stoffa era tessuta in casa, e consisteva per lo più di lana tessuta dalle donne. Anche la lavorazione del metallo e altre attività artigianali erano praticate, anche se su scala relativamente ridotta. Veniva prodotta anche una certa quantità di ceramiche, per lo più oggetti di impasto semplice e qualità mediocre.
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