ll lago Fusaro (o lago Acherusio) Situato a Nord di Napoli, nel territorio del comune di Bacoli, è stato il più delle volte classificato dai geografi come lago di barra marina ed è formato con la chiusura del tratto di mare fra le frazioni di Torregaveta e Cuma. La formazione vulcanica è la causa della presenza di fumarole e di esalazioni sulfuree, oltre che di falde di acqua termale: queste caratteristiche lo avevano fatto identificare in antichità con la mitica Acherusia palus, ovvero la palude infernale formata dal fiume Acheronte e menzionata, nel III secolo a.C., da Licofone di Calcide nel poema Alessandra (vv.694-709).
In età molto antica l’aspetto del paesaggio era diverso, quello che oggi è un lago si presentava, infatti, come un ampio golfo sul mare, poiché completamente aperto sul lato ovest; la duna sabbiosa che lo chiuse si dovette formare già nel I secolo d.C.. Acherusia Palus è il nome che i cumani diedero al lago Fusaro: la palude dell´Acheronte, il fiume dei morti. Intanto proprio qui, come nella vicina Baia, i romani iniziarono a costruire sontuose ville, ad allevare pesce e coltivare ostriche. Con la fine dell´impero romano il Fusaro e la zona circostante furono abbandonate a se stesse e bisogna aspettare i Borbone che valorizzarono l´intera area: Carlo III la apprezzò per la ricca cacciagione e suo figlio Ferdinando IV fece costruire dall´architetto Carlo Vanvitelli la splendida villa (Casina Vanvitelliana)sull´acqua nel 1782.
In alcune sale di questa villa sono state girate delle scene del film "Pinocchio" di Luigi Comencini (era la casa abitata dalla fata Turchina). Oggi la casa è collegata da un ponte in legno, ma inizialmente era raggiungibile solo tramite imbarcazioni a remi. Fra i visitatori illustri vengono annoverati, fra gli altri, Gioacchino Rossini, Nicola I Romanov e Luigi Einaudi, tutti raffigurati in ritratti esposti all'interno delle stanze della casina stessa.
Dell'antico mobilio oggi rimane solo un lampadario, un tavolo rotondo ed un camino, in ognuno dei quali è sempre presente la conchiglia, simbolo dei Borboni.
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